Quella pompa di benzina non esplosa...la primavera araba, raccontata da Lampedusa
Sono qui, stasera insieme ai miei compagni di viaggio, in questo ristorante tipico Lampedusano, a conduzione familiare.
Il proprietario Mariano, avrà più o meno la mia età. Un ometto brizzolato, occhi neri e vispi, il volto segnato dal tempo, dal mare, ci accoglie con un meraviglioso sorriso mettendo in risalto i denti bianchi.
Ci fa accomodare: “mettetevi dove volete...oggi è Pasqua.” Sorride, ed io penso ai pochi turisti che in questo mese di Aprile sono presenti sull'isola.
Ci accomodiamo nella seconda sala sulla sinistra. Il locale nonostante sia abbastanza grande per i parametri dell'isola è accogliente, le piccoli luci sparse danno il giusto calore.
Alzo lo sguardo al soffitto, le pareti...tutto fa pensare ad una grotta...
Mariano, si è seduto a capotavola, con il suo bel taccuino e la sua penna.
Che Meraviglia c'è' ancora chi chi scrive la comanda! Penso...
Mariano vuole sapere cosa mi deve far cucinare, lo deve scrivere sul suo bel taccuino a quadretti per poi andare dalla moglie in cucina!
Ho preso il couscous con la cernia, il piatto tipico lampedusano, dire “è una squisitezza” (come direbbero dalle miei parti) è riduttivo.
“Chiaramente il couscous fatto a mano! la cernia fresca? Freschissima!” Come dice Mariano!
Il nostro nuovo amico, ritorna tra il primo e il secondo ….
Racconta un po della sua vita, da pescatore a ristoratore...
Molti o meglio quasi tutti Lampedusani della sua generazione sono pescatori che nei tempi passati, d'inverno, andavano a Rimini per continuare l'unico modo di sopravvivenza, la pesca.
“Ora però non più, da anni ormai non è più cosi..” dice “le cose sono cambiate, la pesca non è più come prima, non si può fare come prima e allora molti sono diventati cuochi e poi ristoratori” racconta.
“si..si...che conosco il Villaggio! “ esulta quando gli dico dove siamo alloggiati.
“ Io ero il cuoco del loro ristorante, sono stato per anni ho imparato il lavoro poi ho preso il mio locale, sai anche per la mia famiglia.”
Oggi lavorano tutti quanti insieme, il figlio più grande è alla cassa, il più piccolo ai tavoli e la bella moglie di una naturale eleganza, si diletta in cucina e Mariano? Ma lui E' il Delfino (ops...per la cronaca il ristorante si chiama il Delfino)
Poi improvvisamente cambia tono e sguardo come se qualche strano pensiero avesse anticipato il racconto che segue.
Il suo ristorante sarebbe potuto diventare protagonista di un disastro, fortunatamente evitato.
La vecchia pompa di benzina è ancora lì, proprio di fronte al suo locale.
Con le sue tre pompe pronte a saltare in area se non li avessero fermati.
“Gli abbiamo accolti, aiutati, ognuno di noi ha dato ciò che poteva, ma la situazione era insostenibile soprattutto per loro. Erano tanti, ovunque, 10,000”.
Nel fra è entrato Michele, si siede vicino a Mariano
“ma no che dici, erano più di 15000!” corregge Michele.
“capisti??” sottolinea Mariano, guardandoci dritto negli occhi!
Facciamo un cenno con la testa per confermare di aver capito.
Inimmaginabile, un isola di 6000 abitanti improvvisamente si ritrova ad avere 21000 persone.
Mariano continua:“ma loro volevano andare in Italia, realizzare il loro sogno, creare quel tanto sognato futuro.
Un attimo di silenzio, come se stessimo rivivendo quella sera, anche noi... poi continua Michele:
“Nessuno ci diceva che cosa dovevano fare, nessuno dava un tempo del loro stare qui a Lampedusa e io lo so bene!”
Mariano continua questa volta con un tono più deciso: “Anche noi abbiamo chiesto aiuto, ma soprattutto per loro! Capisti?”. Indicando il porticciolo vecchio..continua “erano tutti la ammassati stavano ovunque sin dentro l'aeroporto. Capisiti?”
“Si!” rispondo, mentre la mia mente viaggia in quel lontano 2011, dove in realtà nulla è cambiato dove ancora oggi gli sbarchi continuano.
Mi sento avvolta da un velo di tristezza, ma continuo ad ascoltare.
Mariano: “ma quando abbiamo chiamato al...”
non dicono “a chi” … perché i nomi a Lampedusa non si fanno!
“abbiamo chiamato e abbiamo chiesto aiuto, ma non ci hanno dato ascolto, ci hanno detto Loro, quelli dei piani alti...che Loro non potevano intervenire è la legge! Capisti?”
Pausa per esser certo che avevamo capito.
“ a meno che non ci fosse stata una rissa, una rivolta...”.
“ si..si..non facevano altro che chiederci se c'erano risse o...capisti?”, interviene Michele con la sua area “di chi sa troppo”,
“ si..più o meno” rispondo non convinta di aver capito...
A questo punto, siamo fuori al ristorante per gustarci il finocchietto della bella moglie di Mariano sotto un cielo di stelle.
Presa dal loro racconto non mi ero resa conto che improvvisamente erano in quattro poi in sei ed infine in dieci, tutti Lampedusani che non facevano altro che aumentarne il numero di migrati e mettere sempre più enfasi sulle difficoltà e su ciò che Loro quelli dei piani alti volevano far intendere.
“Erano più di 20,000” continua un giovane ragazzo che a pensarci, all'epoca aveva si e no 5 anni.
“Ma dai, comunque noi arrivammo preparati, fortunatamente eravamo preparati e aderimmo tutti.” “Aderiste a cosa?” mi viene da chiedere senza rendermi conto che era talmente ovvio.
Quei famosi Loro dei piani alti avevano detto che per intervenire doveva scoppiare qualcosa, una rissa, una rivolta...
“Eravamo preparati per fermarli, volevano far saltare la pompa e vero Mariano te lo ricordi?” incalza Pasquale, che era appena rientrato con la sua barca, Mariano fa un su e giù con il capo...per sottolineare ciò che è stato appena detto.
“O'scia Karla''”
“Sera a te Paky” .
Continuo a chiamarlo Paky ma il suo vero nome è Pasquale e il nome che fa di lui un personaggio famoso è Spaccaghiccio.
Neanche il tempo di salutare ...”certo che eravamo pronti, quelli c'è' l'avevano detto”
“No scusa Paky fammi capire, qualcuno dall'alto vi ha detto che dovevate preparare una rissa, perché solo così dall'Italia sarebbero intervenuti?” specifico con assoluta chiarezza.
“E va be... Ka'..non così come hai detto tu.. ma c'è l'avevano fatto capire...e allora noi ci preparammo con bastoni, mazze, ma noi non volevamo fargli del male. Ma loro minacciavano di far saltare il benzinaio..capisti?”
“Sarebbe successo l'inferno!” Continuano in coro, quasi a giustificare il loro comportamento. “Capisti?”
“..ok...e poi poi che è successo” incalzo.
“ niente Ka' che doveva succedere gli abbiamo fermati e lo Stato finalmente è intervenuto e li ha fatti sbarcare in Italia, altrimenti sarebbero ancora qui!”
“Ma io gli ho dato anche da mangiare” a questa frase ne seguirono altre, tutti dicevano che avevano dato qualcosa, che si rendevano conto dei disagi...”io gli ho dato questo”, “io quest'altro” “io li ho fatti venire a mangiare a casa e loro? Come ci hanno ricambiato!”
Ormai è tardi io e miei compagni di viaggio torniamo al Villaggio.
Resto fuori la veranda del mio damuso, ...tra i miei pensieri e le miei riflessioni: “io gli ho dato questo...e poi anche questo...ma alla fine come siamo stati ricambiati?”
E' questa l'ultima frase che mi rimane dentro per giorni.
Lampedusa, terra di confine, estremo sud..e poi Africa.
Ma sono davvero cambiati i Lampedusani, famosi per la loro ospitalità e la naturale predisposizione ad aiutare chiunque ne avesse bisogno?
No! non è cambiata, oggi quando sbarcano alzano le spalle per dire: “che va bene così, ma che poi lo stato ci deve badare a loro”.
Forse è questa la verità forse no... ma sicuramente è questo ciò che rimane nella memoria dei Lampedusani di quella famosa notte che ha segnato dentro di loro la primavera araba, quella pompa di benzina non esplosa....